“La pittura di Emanuela, pur essendo Lei pugliese e figlia d’arte, rivela gli studi fatti e l’ambiente romano nel quale ha lavorato. Da qui il prevalere di architetture e paesaggi che evidenziano un’ottima conoscenza della tecnica dell’acquerello. Sia i toni che i soggetti che lei usa denotano la ricerca dei quattro elementi che La filosofia antica poneva come fondamentali del mondo: acqua, aria, fuoco e terra. I colori e i toni usati nelle sue bellissime campagne rivelano la voglia di Emanuela di rappresentare la luce con le sue trasparenze e le atmosfere calde e trascendenti che trasmettono i suoi acquerelli. L’accentuazione delle linee orizzontali, come di quelle verticali, mettono in evidenza la sua forte spiritualità e la ricerca di Dio che si manifesta nella predominanza della luce, i suoni e i rumori scompaiono, non c’è vento, tutto è immobile, è solo luce. Il soggetto è quasi una scusa, e così anche il colore, per rappresentare la luce, divina, inafferrabile ma onnipresente. A mio avviso nelle nature morte l’artista mostra maggiormente la sua personalità mettendo in evidenza un carattere forte ma al contempo delicato e molto femminile. I colori acquistano corpo e vigore ed è la materia ad avere il sopravvento con un tratto più forte e deciso, lasciando spazio alla gioia e al movimento nel dipingere i fiori. In entrambi prevale la presenza, anche per la tecnica usata, dell’elemento acqua e non si può fare a meno di riconoscere la luce come soggetto principale dei suoi quadri. Quando poi si cimenta nel dipingere la figura umana con quei soggetti molto artistici e al contempo delicati emerge ancora di più la fermezza del suo carattere e la ricerca della luce con suoi effetti coinvolgenti, per l’uso dei forti contrasti di chiaroscuro e per la scelta di una tecnica più corposa come il pastello e l’olio con cui ancora di più la luce fa da padrona. In conclusione mi sento di dire che con la sua pittura Emanuela porta un messaggio di luce agli uomini, le sue opere portano il cuore dell’uomo ad interrogarsi sulla presenza di Dio in ogni cosa e soprattutto nell’uomo, dalle sue opere si comprende che la luce che emana l’uomo è superiore a quella dell’aria”. [Alfredo De Marsico]
Le fasi dell’arte certosina di decorare i ceri
La pittura sul cero richiede tecnica, grande precisione e pazienza. Un lavoro certosino, insomma, che all’abilità artistica aggiunge il rispetto di passaggi rigorosissimi. “Per dipingere un cero servono non meno di dieci giorni”, precisa Emanuela Grassi. Il primo passaggio è quello della pulitura del cero stesso con la gomma lacca, quindi viene passato un fondo di gesso per far aggrappare il colore. Il terzo passaggio è uno dei più delicati: il disegno del bozzetto. “E’ una fase importante – precisa l’artista – perché in base al disegno viene fuori un lavoro più o meno ben fatto. Solitamente – prosegue – calco il soggetto con la carta carbone e poi sulla carta velina. Da qui incido delicatamente il disegno sul fondo di gesso applicato nel cero, come fosse un calco, e ripasso i contorni con un pennello sottile”. Infine la pittura vera e propria. In alcuni casi il cero viene ricoperto di foglie d’oro (come avviene nelle icone), posate subito dopo la pulitura con la gomma lacca.